
Nella fotografia qui a fianco lo sguardo della donna è diretto fuori dai limiti dell’immagine, e si incrocia con lo sguardo della maschera che regge tra le mani. Chi guarda quest’opera, dunque, è indotto a cercare un qualcosa di cui i due soggetti sembrano essere alla ricerca, e così è questo «oltre» che diventa il reale soggetto dell’immagine.
A supportare ulteriormente questa tensione, la foto in bianco e nero svuota, per così dire, l’immagine della propria realtà contingente, proiettandoci nell’oltre metafisico delle cose.


La fotografia di una piazza è la sua immagine, e può dunque essere l’opera di una cartolina illustrata.
Ma l’immagine qui a fianco concentra volutamente l’attenzione sull’uomo che attraversa solitario la piazza, in una luce abbagliante e vuota. Qui il punto metafisico è stabilito non più fuori dalla cornice , ma al suo interno: in quest’uomo noi ravvediamo noi stessi in una nostra infinita solitudine, e dunque la piazza e le sue cose diventano solo il contorno della nostra emozione che, di per sé, se ne sta fuori dal contesto.

LA METAFORA NELL'ARTE
Ecco lo scorcio di una collina ligure, in una giornata di sole ma attraversata da nubi imponenti e ventose di mare.
Nell’inquadratura ho voluto significare la resistenza tenace del groviglio di radici che hanno divorato la roccia, metafora di una volontà di essere che resiste.

IL SIMBOLO
La nostra visione del mondo è continuamente permeata da oggetti del reale che sono simboli delle cose: un simbolo è un punto di riferimento che è significativo di contenuti profondi e radicati in ognuno.
Nella foto accanto i due personaggi sarebbero banalmente un uomo e una donna, ma la tenda bianca sullo sfondo è appena percettibile, e dunque apre l’immagine su un vuoto realisticamente improbabile; l’uomo sorregge una cintura dove il ventaglio sembra voler coprire le parti intime di lei: forse, è il simbolo di un pudore che viene portato in scena oppure, al contrario, di un pudore messo in primo piano per essere svelato.

Lo specchio è diventato uno dei simboli più diffusi in ogni cultura del mondo. E’ archetipo della natura che si sdoppia e, dunque, può manifestare l’inganno, ma anche rivelare il segreto indicibile. Nell’immagine riflessa lo specchio mette a nudo il volto di chi si riflette, e lo immobilizza dinanzi agli stessi occhi che si stanno guardando. Nello specchio vediamo infine il possibile presagio della nostra morte, perché qui l’immagine riflessa è esposta, vulnerabile, fragile davanti al mondo.

L’IMPORTANZA DELLA SEDUZIONE
Un’immagine, di per sè, è solo la proposta di cose che vengono fatte vedere. E noi, dinanzi a queste cose, molto semplicemente e innanzitutto prediamo atto della loro presenza.
L’immagine dell’arte, invece, per come io qui la sto presentando e, cioè, nella propria metafisica, deve avere la capacità di «portarci a sè». In questo condurci verso di sè l’arte è allora una «seduzione». Ecco perché tutti noi possiamo essere affascinati da un’immagine che, per altri, non è significativa di alcuna emozione. Come giudicare, dunque, l’artisticità di una fotografia? Saranno dunque i suoi osservatori a costruire il loro personale giudizio, laddove da questa o quella fotografia saranno attratti? E non è questa la stessa cosa che accade nelle relazioni umane? Ci sono persone che ci seducono ed altre che, al contrario, non ci interessano affatto. In questo i critici dell’arte potranno a volte riuscire nel tentativo di raffinare le nostre reazioni dinanzi alle opere di cui parlano, ma non potranno mai sostituirsi alla personale emozione del fruitore dell’opera descritta.
Nel merito consideriamo che certamente esistono archetipi in ognuno di noi che ci inducono ad essere «smossi» da questa o quest’altra immagine; e ci sono anche archetipi simbolici che appartengono a un’intera cultura piuttosto che a un’altra, e rimane dunque vero che il giudizio che ci induce a essere sedotti da un’opera dipende da molti fattori intersecanti; ma c’è infine una costante: laddove un’opera dell’arte non ci seduce, allora non è arte, almeno nel momento specifico della sua apparizione.
E infine c’è dunque una misurazione che l’artista potrà fare: il grado di emozione che avrà saputo suscitare. Ma dovrà, innanzitutto, misurare il grado di emozione che la propria opera già ha suscitato in se stesso: per sedurre, è necessario saper sedurre se stessi.

UNA BREVE RACCOLTA






... grazie per la visione
Mario Roccato è nato e vive a Como.
E' scrittore e regista cinematografico.
Per le sue opere si veda anche